CONVEGNO DI ROMA SULLA GIUSTIZIA CIVILE DEL 21/2/2007



Intervento dell'Avv. Paolo Maria Chersevani, Presidente della Camera Civile Veneziana e vice Presidente dell'Unione Nazionale delle Camere Civili.


 

 

 

Vi ringrazio e porto il saluto del nostro presidente, avvocato Grimaudo.

Fino a questo momento ho sentito parlare molto di avvocati, ma mi piacerebbe che di avvocati parlassero i magistrati.

Non posso però, visto che ci avviamo al termine di questo incontro, non riassumerlo con una frase che ritengo la summa di quello che ci siamo detti fino adesso: “Solo su basi chiare, condivise e paritetiche tra magistratura e avvocatura è possibile salvare la giustizia civile dal collasso”.

Questo è, secondo il mio modestissimo punto di vista, lo slogan di questa giornata.

 Anche se sembra un’affermazione che esula completamente dal tema che mi viene assegnato, lo dico perché sinceramente sono stufo, veramente stanco di essere oggetto di un attacco alla mia dignità di avvocato, con la A maiuscola.

Il decreto Bersani è una mistificazione demagogica fatta solo per far credere alla gente di portarle un beneficio economico: così non è.

Quello che più mi sconcerta, ma al tempo stesso mi stimola, è che dobbiamo essere noi, magistrati ed avvocati, i portatori di un interesse comune, che è l’interesse della cittadinanza ad avere giustizia.

Sarebbe stato molto più interessante per voi, ma anche per me, chiedere al senatore Calvi, o al senatore Mastella che idea hanno della professione di avvocato, perché io sinceramente non l’ho ancora capito.

Le leggi ed i provvedimenti che ho visto parlano di tutt’altra cosa e sono avulsi  da quella realtà di fatto che noi tutti viviamo, magistrati e avvocati assieme.

Se la giustizia civile è ancora in piedi, è per merito vostro, ma anche per merito nostro, per il semplice motivo che con queste sinergie abbiamo potuto salvare un processo che ormai è alla decozione e mi pare impossibile che nessuno ancora lo voglia capire in ambito politico.

Per parlare di rimedi oggi dovremmo spendere fiumi di parole. Scusate questo sfogo, ma è da questo sfogo che parte necessariamente la possibilità di avere quella visibilità che meritiamo. L’errore fondamentale di Bersani sta nella formulazione e nella concezione stessa del suo provvedimento, perché se il senatore Calvi all’art. 12 del suo disegno di legge sulla riforma dell’ordinamento della professione di avvocato riprende in esame le tariffe professionali è una contraddizione in termini. Ci vogliono dire se il provvedimento Bersani trova applicazione o è sconfessato dal disegno di legge Calvi, o dobbiamo aspettare per vedere che cosa succederà del progetto Calvi?

Attenzione, perché il disegno Calvi non è un chiarimento, ma una confutazione di quello che ha detto pochi mesi prima il Ministro Bersani.

Ho partecipato ad alcune trasmissioni televisive in sede locale e c’erano alcuni politici che richiamavano inesorabilmente l’antico brocardo “Causa che pende, causa che rende”.

Dobbiamo far capire che un processo di appello che rimane fermo dal 2006 al 2014, comporta per noi avvocati, non solo il costo per mantenere quel fascicolo nei nostri studi, ma un danno di immagine con il cliente, al quale dobbiamo pur dire che non faremo nulla in tutti questi anni perché non c’è nulla da fare. Questo va necessariamente chiarito.

Lo scopo dell’Unione delle Camere Civili è quello di battersi per un processo civile veloce: ecco perché un’unificazione dei riti può essere una ricetta di snellimento del procedimento civile. Restando poi nel tema assegnatomi, c’è un aspetto ancor più contraddittorio e delicato.

Noi siamo soggetti a una normativa che chiamare anticostituzionale è eufemistico, secondo la quale non possiamo toccare denaro contante oltre un certo importo. Un mio giovane collaboratore mi ha chiesto: “Ma se questa norma fosse applicata a qualche altra categoria, non ci sarebbe stata una sollevazione popolare in quanto si verrebbe a emanare una norma razzista e come tale totalmente anticostituzionale?” Si vede che i nostri governanti non la intendono in questo modo. Tra l’altro, ci impongono un obbligo di delazione, per cui dobbiamo denunciare il nostro cliente per operazioni presunte illecite o dove si maneggia denaro in “nero”: noi abbiamo l’obbligo di denuncia.

Bersani ci dà invece la possibilità di inserire il patto di quota lite,  purché per iscritto. Io divento socio del mio cliente. Allora ditemi come, io socio del mio cliente, possa denunciarlo, fors’anche autodenunciandomi.

E’ una congerie di norme fatte da chi non ha la minima idea di quello che sta facendo.

Questa è la realtà nella quale oggi noi stiamo lavorando.

Il disegno Bersani dà il significato di quello che intende la classe politica per avvocatura: un’avvocatura sottomessa, prona e schiacciata.

Le vere lobby non siamo noi, le vere lobby sono le assicurazioni, le banche, le corporazioni di vario genere, sindacali e non sindacali. Io mi chiedo: quando un giovane collega andrà a contrattare con un potente gruppo societario, avrà il potere di gestire quel minimo di tariffa che si vorrebbe assolutamente annullare? Io credo che così facendo non si tuteli il singolo cittadino, ma si tutelano le vere lobby politiche ed economiche di questo paese.

Vorrei finire con una domanda. In questa giornata ho sentito delle cose splendide e non vi nascondo che stamattina ero abbastanza sconsolato nel vedere che la sala non era piena. Credo tuttavia che siamo sulla strada giusta perché le cose che oggi sono state dette sono cose importanti, che dovranno necessariamente avere un seguito. Io purtroppo sono ammalato di pragmatismo: come facciamo a dare un seguito a questo incontro? Stiliamo un documento unitario e vediamo di proseguire in questa prassi virtuosa che, bene, o male, potrà portarci a dare un significato a tutto quello che stiamo facendo assieme.

Un’unica osservazione al giovane collega di Verona che parlava delle prassi e dei protocolli.

Io vengo da Venezia, Foro molto attivo per quanto riguarda protocolli. Ma attenzione, i protocolli non sono il rimedio, noi non possiamo avere il compito di proporre interventi vicari “a tampone”, dettati dalla nostra buona volontà di sopperire alla carenza di norme  o a provvedimenti fatti male. Diamo quindi un giusto significato ai protocolli e alle prassi: sono cose meravigliose, ma diciamo anche all’esterno che sono il risultato di lavoro vostro e nostro, che viene reso in momenti di emergenza e di vicariato che non ci competono. Io avvocato di Venezia non dovrei venire a Roma a chiedervi cosa dice il vostro protocollo. Con chi devo parlare per capire qual è quello giusto? Il rito deve essere unico sul territorio nazionale: a questo si può arrivare tramite i protocolli, ma alla fine ne dobbiamo avere uno per tutti, così a Palermo, come a Bolzano.

Una sintesi soltanto sul rito e sul progetto Mastella.

Sulle sezioni stralcio, l’Unione delle Camere Civili è assolutamente contraria: abbiamo avuto un’esperienza che ci è bastata. Abbiamo ancora in grado d’appello il vecchio rito del vecchio rito, il nuovo del nuovo eccetera. Credo che dovremmo porre una pietra tombale su proposte di questo tipo, avanzate da chi non sa di che cosa si sta parlando.

Sui giudici di pace noi diciamo “ni”, perché possono essere un male necessario però bisogna che pensiamo anche alle competenze e alla specializzazione e c quindi che abbiano un percorso di formazione decisamente più importante di quello odierno. Un tempo si usavano le barzellette sui carabinieri, adesso si usano le barzellette sui giudici di pace.

Ben venga l’ufficio del giudice, non vedo perché non si possa aziendalizzare (è un brutto termine), meglio utilizzare in maniera diversa le risorse dei singoli tribunali.

Sulle udienze filtro ho sinceramente dei grossi dubbi, perché bisognerà vedere come verranno gestite. Comunque non sono assolutamente contrario ad una programmazione del processo.

Avrei molto altro da dire, ma il tempo è limitato.

Vorrei che questa giornata si chiudesse con un passaggio successivo, auspicandola redazione di un documento unitario che preveda l’impegno a rivederci a breve per poter creare qualcosa di concreto.

Con questa speranza, Vi ringrazio.

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Avvchersevani 19.03.2007
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